La sanità in Lombardia è certamente, come nella sua tradizione, fra le più avanzate ed efficienti del Paese, sia sotto il profilo tecnologico sia per quanto riguarda l’organizzazione di risorse umane e strumentali e purtuttavia rimane fortemente squilibrata a favore di una logica di sistema prevalentemente aziendalistica e di mercato che la vede propensa alle prestazioni più remunerative, con una netta divisione fra le strutture erogatrici delle prestazioni sanitarie e le Aziende Sanitarie Locali, con i livelli decisionali fortemente accentrati al livello istituzionale regionale.
Elementi che spesso hanno dimostrato di non saper rispondere in modo adeguato alle esigenze di una società che ha visto il proprio profilo demografico trasformarsi rapidamente a fronte di percentuali di invecchiamento fra le più alte d’Europa, con una maggioranza di ultraottantenni e quindi con un forte incremento delle patologie croniche ed invalidanti
Un simile contesto richiederebbe di correggere alcune distorsioni ingenerate dal sistema attraverso:
· Lo sviluppo ed il rafforzamento della rete dei servizi territoriali a risposta integrata sociale e sanitaria
· La costruzione di un forte circuito di continuità assistenziale che preveda la riorganizzazione ed il potenziamento delle cure primarie ed in particolare della medicina generale con il coordinamento operativo con i servizi specialistici, il pieno utilizzo dei fondi disponibili per la gestione delle non autosufficienze e la ricomposizione della rete ospedaliera in senso sinergico fra ospedali per acuti e presidi territoriali dedicati alla riabilitazione e alla prevenzione
· Una maggiore attenzione all’appropriatezza delle prestazioni,investendo in ricerca ed innovazione, promuovendo la “clinical governance” (anche come riequilibrio del potere monocratico dei Direttori generali delle Aziende sanitarie) e attivando sistemi di controllo, sia sulla qualità e l’apprpriatezza delle cure, ma anche sulla spesa e sui centri di costo
· Un forte coinvolgimento del territorio, ed il recupero del ruolo attivo delle istituzioni locali dei cittadini e delle famiglie, dispiegando tutte le forme di sussidiarietà verticale ed orizzontale
· La piena valorizzazione del ruolo degli operatori sanitari, delle competenze e dei meriti e la riduzione progressiva della situazione di precarietà del lavoro che rappresenta elemento disgregante la stabilità ed affidabilità delle strutture sanitarie
· Il rifiuto dello “spoil sistem” per i ruoli di direzione e recuperando per tali ruoli il sistema di promozione basato sulla cultura e valutazione dei risultati scientifici e professionali in contrasto con un sistema di designazione dei dirigenti basato sull’appartenenza politica come peraltro indicato dalla proposta di ammodernamento del Servizio sanitario nazionale avanzato dal Ministro della Salute.
· Nuovo impulso alle politiche di promozione della salute e degli stili di vita corretti, anche tramite la tutela dell’ambiente, con un maggiore impegno a fronte degli scarsi risultati ottenuti dall’ ARPA, e gli interventi di prevenzione delle patologie prevalenti (cardiocircolatorie e tumorali) e gli incidenti nei luoghi di lavoro
Elementi che spesso hanno dimostrato di non saper rispondere in modo adeguato alle esigenze di una società che ha visto il proprio profilo demografico trasformarsi rapidamente a fronte di percentuali di invecchiamento fra le più alte d’Europa, con una maggioranza di ultraottantenni e quindi con un forte incremento delle patologie croniche ed invalidanti
Un simile contesto richiederebbe di correggere alcune distorsioni ingenerate dal sistema attraverso:
· Lo sviluppo ed il rafforzamento della rete dei servizi territoriali a risposta integrata sociale e sanitaria
· La costruzione di un forte circuito di continuità assistenziale che preveda la riorganizzazione ed il potenziamento delle cure primarie ed in particolare della medicina generale con il coordinamento operativo con i servizi specialistici, il pieno utilizzo dei fondi disponibili per la gestione delle non autosufficienze e la ricomposizione della rete ospedaliera in senso sinergico fra ospedali per acuti e presidi territoriali dedicati alla riabilitazione e alla prevenzione
· Una maggiore attenzione all’appropriatezza delle prestazioni,investendo in ricerca ed innovazione, promuovendo la “clinical governance” (anche come riequilibrio del potere monocratico dei Direttori generali delle Aziende sanitarie) e attivando sistemi di controllo, sia sulla qualità e l’apprpriatezza delle cure, ma anche sulla spesa e sui centri di costo
· Un forte coinvolgimento del territorio, ed il recupero del ruolo attivo delle istituzioni locali dei cittadini e delle famiglie, dispiegando tutte le forme di sussidiarietà verticale ed orizzontale
· La piena valorizzazione del ruolo degli operatori sanitari, delle competenze e dei meriti e la riduzione progressiva della situazione di precarietà del lavoro che rappresenta elemento disgregante la stabilità ed affidabilità delle strutture sanitarie
· Il rifiuto dello “spoil sistem” per i ruoli di direzione e recuperando per tali ruoli il sistema di promozione basato sulla cultura e valutazione dei risultati scientifici e professionali in contrasto con un sistema di designazione dei dirigenti basato sull’appartenenza politica come peraltro indicato dalla proposta di ammodernamento del Servizio sanitario nazionale avanzato dal Ministro della Salute.
· Nuovo impulso alle politiche di promozione della salute e degli stili di vita corretti, anche tramite la tutela dell’ambiente, con un maggiore impegno a fronte degli scarsi risultati ottenuti dall’ ARPA, e gli interventi di prevenzione delle patologie prevalenti (cardiocircolatorie e tumorali) e gli incidenti nei luoghi di lavoro
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