ORDINE DEL GIORNO 1362
Progetti di Legge n. 0212/0221/0232
Governo della rete degli interventi e dei servizi alla persona
in ambito sociale e sociosanitario
Il Consiglio regionale
preso atto
che il diritto delle donne alla salute, e in particolare alla salute riproduttiva, è stato al centro della Quarta Conferenza Mondiale sulle Donne di Pechino (1995);
che tutti i Governi partecipanti, tra cui l’Italia, nella Piattaforma d’azione messa a punto in quella occasione, hanno assunto l’impegno di “garantire la piena realizzazione dei diritti fondamentali delle donne in quanto parte inalienabile, integrante e indivisibile di tutti i diritti umani e libertà fondamentali” definendo in particolare che “… i diritti fondamentali delle donne includono il loro diritto ad avere il controllo e a decidere liberamente e responsabilmente circa la propria sessualità, inclusa la salute sessuale e riproduttiva, senza coercizione, discriminazione e violenza.”;
che tra le iniziative da assumere per il raggiungimento di questo obiettivo:”Rafforzare le leggi, riformare le istituzioni e promuovere norme e pratiche che eliminino la discriminazione contro le donne e incoraggino le donne e gli uomini ad assumersi la responsabilità del loro comportamento sessuale e nella procreazione; assicurare il pieno rispetto per l’integrità fisica del corpo umano; assumere iniziative per assicurare le condizioni necessarie alle donne per esercitare i loro diritti in materia di riproduzione ed eliminare, dove possibile, leggi e pratiche coercitive”;
che il legislatore italiano, con la legge 194/78, che reca “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza” si è mosso in questa direzione. Si tratta infatti di una legge civilmente avanzata, basata sul fondamento che lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e promuove la cultura della prevenzione. E’ una legge che tiene conto in modo equilibrato dei diritti della donna e del nascituro, che nasce sia per rimuovere le cause dell’aborto, sia per tutelare tutte quelle donne che si trovino costrette ad affrontare un evento che è drammatico e traumatico, indipendentemente da idee, convinzioni e principi;
che i risultati hanno dato ragione a questa legge, ancora oggi tanto contestata; è stata infatti praticamente sconfitta la piaga degli aborti clandestini e quindi la mortalità materna ad essa collegata, tutelata la salute delle donne e, soprattutto, abbiamo visto ridursi drasticamente negli anni il ricorso all’ivg. Nel 2006 in Italia sono stati accertate 130.033 interventi con un decremento del 2,1% rispetto al 2005 e del 44,6% rispetto al 1982 (anno di maggior ricorso dall’entrata in vigore della Legge). Nella nostra regione nel 2006 le IVG sono state 22.240 con un decremento dell’1,4% rispetto all’anno precedente e del 46% rispetto al 1982;
che permangono alcune difficoltà, soprattutto riguardo alle ragazze nella fascia di età sotto i 18 anni, unica in cui il tasso di abortività è rimasto praticamente invariato dall’entrata in vigore della legge ad oggi, e al crescente numero degli interventi effettuati da donne con cittadinanza straniera che hanno raggiunto in Lombardia il 41% (media italiana 29,6%) sul totale a fronte del 17% del 1998;
che questo fenomeno influisce sull’andamento generale dell’IVG Italia determinando una stabilità del numero totale degli interventi e nascondendo di fatto la diminuzione presente tra le sole donne italiane. Questo significa quindi che, pur restando il dato delle IVG tra le donne straniere una forte criticità, la responsabilità femminile rispetto alla procreazione è cresciuta nel nostro paese, dimostrando come la promozione della consapevolezza delle donne sia l’obiettivo più importante da raggiungere;
considerato che
il tasso di natalità del nostro paese, pur se in presenza di un lieve incremento che ci vede negli ultimi anni più vicini alla media UE, rimane comunque tra gli ultimi d’Europa;
questo dato è in parte correlato all’evoluzione sociale che ha visto nei decenni svilupparsi l’emancipazione della donna, il suo grado di istruzione e di inserimento nel mondo del lavoro trasformando il suo ruolo all’interno della famiglia, ma è anche legato alle effettive difficoltà di conciliare la vita professionale con quella familiare, oltre che a quelle economico-sociali.
chiedono alla Giunta regionale, anche alla luce del recente Atto di Indirizzo sull’applicazione della L.194/78 emanato, di:
promuovere nelle scuole medie e superiori, in accordo con le ASL, campagne di informazione e di prevenzione tra i giovani e le giovani attraverso l’educazione alla sessualità responsabile e consapevole;
costituire un Comitato Tecnico Scientifico che avrà il compito di governare la formazione degli operatori, i programmi di informazione sessuale nelle scuole, la stesura del materiale informativo;
dare a tutte le donne garanzia di accesso alle indagini prenatali più evolute nei tempi utili per poter eventualmente intervenire (rispetto ai nuovi termini introdotti in Lombardia), destinando a tal fine risorse straordinarie per aumentare il numero dei centri specializzati di diagnosi prenatale e consentire loro l’acquisizione di macchinari ecografici all’avanguardia;
incrementare l’offerta di servizi destinati alle donne straniere per informarle sui diritti e doveri dell'essere cittadine italiane, ma anche sul diritto universale alla salute come fondamento di una piena cittadinanza. Introdurre obbligatoriamente nell’organico dei consultori la figura della mediatrice culturale, indispensabile per avvicinare ai servizi le donne straniere.
promuovere interventi in favore della scelta genitoriale efficaci per la rimozione delle cause materiali ostative tra cui: il rafforzamento della rete dei servizi dedicati alla prima infanzia, la protezione e il sostegno alle madri, sole e non, che se in presenza di condizioni economiche e sociali disagiate, risultano essere le più a rischio di esclusione e isolamento.
Milano, 18 febbraio 2008
Oriani, Fabrizio, Valmaggi, Viotto, Mirabelli, Benigni, Pizzetti, Porcari, Civati, Galperti, Sarfatti, Concordati, Prina, Gaffuri, Adamoli
Progetti di Legge n. 0212/0221/0232
Governo della rete degli interventi e dei servizi alla persona
in ambito sociale e sociosanitario
Il Consiglio regionale
preso atto
che il diritto delle donne alla salute, e in particolare alla salute riproduttiva, è stato al centro della Quarta Conferenza Mondiale sulle Donne di Pechino (1995);
che tutti i Governi partecipanti, tra cui l’Italia, nella Piattaforma d’azione messa a punto in quella occasione, hanno assunto l’impegno di “garantire la piena realizzazione dei diritti fondamentali delle donne in quanto parte inalienabile, integrante e indivisibile di tutti i diritti umani e libertà fondamentali” definendo in particolare che “… i diritti fondamentali delle donne includono il loro diritto ad avere il controllo e a decidere liberamente e responsabilmente circa la propria sessualità, inclusa la salute sessuale e riproduttiva, senza coercizione, discriminazione e violenza.”;
che tra le iniziative da assumere per il raggiungimento di questo obiettivo:”Rafforzare le leggi, riformare le istituzioni e promuovere norme e pratiche che eliminino la discriminazione contro le donne e incoraggino le donne e gli uomini ad assumersi la responsabilità del loro comportamento sessuale e nella procreazione; assicurare il pieno rispetto per l’integrità fisica del corpo umano; assumere iniziative per assicurare le condizioni necessarie alle donne per esercitare i loro diritti in materia di riproduzione ed eliminare, dove possibile, leggi e pratiche coercitive”;
che il legislatore italiano, con la legge 194/78, che reca “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza” si è mosso in questa direzione. Si tratta infatti di una legge civilmente avanzata, basata sul fondamento che lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e promuove la cultura della prevenzione. E’ una legge che tiene conto in modo equilibrato dei diritti della donna e del nascituro, che nasce sia per rimuovere le cause dell’aborto, sia per tutelare tutte quelle donne che si trovino costrette ad affrontare un evento che è drammatico e traumatico, indipendentemente da idee, convinzioni e principi;
che i risultati hanno dato ragione a questa legge, ancora oggi tanto contestata; è stata infatti praticamente sconfitta la piaga degli aborti clandestini e quindi la mortalità materna ad essa collegata, tutelata la salute delle donne e, soprattutto, abbiamo visto ridursi drasticamente negli anni il ricorso all’ivg. Nel 2006 in Italia sono stati accertate 130.033 interventi con un decremento del 2,1% rispetto al 2005 e del 44,6% rispetto al 1982 (anno di maggior ricorso dall’entrata in vigore della Legge). Nella nostra regione nel 2006 le IVG sono state 22.240 con un decremento dell’1,4% rispetto all’anno precedente e del 46% rispetto al 1982;
che permangono alcune difficoltà, soprattutto riguardo alle ragazze nella fascia di età sotto i 18 anni, unica in cui il tasso di abortività è rimasto praticamente invariato dall’entrata in vigore della legge ad oggi, e al crescente numero degli interventi effettuati da donne con cittadinanza straniera che hanno raggiunto in Lombardia il 41% (media italiana 29,6%) sul totale a fronte del 17% del 1998;
che questo fenomeno influisce sull’andamento generale dell’IVG Italia determinando una stabilità del numero totale degli interventi e nascondendo di fatto la diminuzione presente tra le sole donne italiane. Questo significa quindi che, pur restando il dato delle IVG tra le donne straniere una forte criticità, la responsabilità femminile rispetto alla procreazione è cresciuta nel nostro paese, dimostrando come la promozione della consapevolezza delle donne sia l’obiettivo più importante da raggiungere;
considerato che
il tasso di natalità del nostro paese, pur se in presenza di un lieve incremento che ci vede negli ultimi anni più vicini alla media UE, rimane comunque tra gli ultimi d’Europa;
questo dato è in parte correlato all’evoluzione sociale che ha visto nei decenni svilupparsi l’emancipazione della donna, il suo grado di istruzione e di inserimento nel mondo del lavoro trasformando il suo ruolo all’interno della famiglia, ma è anche legato alle effettive difficoltà di conciliare la vita professionale con quella familiare, oltre che a quelle economico-sociali.
chiedono alla Giunta regionale, anche alla luce del recente Atto di Indirizzo sull’applicazione della L.194/78 emanato, di:
promuovere nelle scuole medie e superiori, in accordo con le ASL, campagne di informazione e di prevenzione tra i giovani e le giovani attraverso l’educazione alla sessualità responsabile e consapevole;
costituire un Comitato Tecnico Scientifico che avrà il compito di governare la formazione degli operatori, i programmi di informazione sessuale nelle scuole, la stesura del materiale informativo;
dare a tutte le donne garanzia di accesso alle indagini prenatali più evolute nei tempi utili per poter eventualmente intervenire (rispetto ai nuovi termini introdotti in Lombardia), destinando a tal fine risorse straordinarie per aumentare il numero dei centri specializzati di diagnosi prenatale e consentire loro l’acquisizione di macchinari ecografici all’avanguardia;
incrementare l’offerta di servizi destinati alle donne straniere per informarle sui diritti e doveri dell'essere cittadine italiane, ma anche sul diritto universale alla salute come fondamento di una piena cittadinanza. Introdurre obbligatoriamente nell’organico dei consultori la figura della mediatrice culturale, indispensabile per avvicinare ai servizi le donne straniere.
promuovere interventi in favore della scelta genitoriale efficaci per la rimozione delle cause materiali ostative tra cui: il rafforzamento della rete dei servizi dedicati alla prima infanzia, la protezione e il sostegno alle madri, sole e non, che se in presenza di condizioni economiche e sociali disagiate, risultano essere le più a rischio di esclusione e isolamento.
Milano, 18 febbraio 2008
Oriani, Fabrizio, Valmaggi, Viotto, Mirabelli, Benigni, Pizzetti, Porcari, Civati, Galperti, Sarfatti, Concordati, Prina, Gaffuri, Adamoli